Buongiorno, siamo dipendenti di un Ente Pubblico ed siamo in Lavoro Agile da ormai più di quattro mesi.
Stiamo usando i nostri Pc, cellulari e connessioni con un aggravio economico per le rispettive famiglie.
In caso non si disponga di mezzi propri è possibile rientrare in sede, ma senza timbrare né andare in mensa.
Inoltre il lavoratore prima di ogni rientro deve chiedere l’autorizzazione al Direttore.
Vorrei sapere se possiamo almeno pretendere che l’Ente ci fornisca un Pc e un cellulare di servizio in modo da contenere ulteriori costi.
Risposta:
Gentili Sig.ri,
l’art. 87 del D. L. 18/2020 (“Cura Italia”) convertito dalla legge n. 27/2020, ha disposto che, sempre fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica, il lavoro agile è la “modalità ordinaria” di svolgimento della prestazione lavorativa nelle PA, che, conseguentemente:
a) limita la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività indifferibili e che richiedono necessariamente tale presenza;
b) prescindono dagli accordi individuali e dagli obblighi informativi previsti dalla L. 81/17.
Viene inoltre disposto (per la PA) che la prestazione lavorativa in lavoro agile può essere svolta anche attraverso strumenti informatici “nella disponibilità” del dipendente qualora non siano forniti dall’amministrazione.
Quanto ai dipendenti pubblici, l’articolo 90 del D.L. Rilancio, conferma integralmente le disposizioni del citato art. 87 del D.L. Cura Italia, che indicano il lavoro agile come modalità ordinaria della prestazione (ove compatibile con le mansioni assegnate)
Visto inoltre che la situazione epidemiologica non è apprezzabilmente migliorata si è reso necessario prorogare la durata della dichiarazione di emergenza sanitari fino al 31 dicembre 2020 con conseguente prolungamento degli effetti della normativa suindicata sino alla nuova data prevista per il termine dell’emergenza, senza necessità di nuovi interventi.
Pertanto, la modalità di lavoro agile resta per Lei e per suo marito la modalità ordinaria fino al 31 dicembre 2020 a meno che non si tratti di attività che necessitino la presenza in ufficio che altrimenti non potrete pretendere. Come detto, infatti, il lavoro agile, come configurato dalla legge 81/2017, presuppone in tempi “normali” il consenso delle parti (lavoratore e datore di lavoro), e si fonda su un accordo individuale stipulato in forma scritta. Nel periodo di emergenza, in virtù dei vari provvedimenti che si sono susseguiti, la regola del consenso è stata derogata, per entrambe le parti ma in modo diverso. Lo smart working può essere imposto unilateralmente dal datore di lavoro, come ribadisce da ultimo l’articolo 90 del Dl Rilancio. Viceversa, in generale, non può essere preteso dal lavoratore, salvo in alcuni casi specifici, in cui la legge ha stabilito priorità e diritti.
Per quanto riguarda l’utilizzo di mezzi propri, la L. n. 81/2017 prevede che, salvo il caso in cui il dipendente si avvalga di mezzi propri, spetta al datore di lavoro la responsabilità di fornire al dipendente tutti gli strumenti e i supporti tecnici necessari allo svolgimento dei propri compiti anche da remoto. La manutenzione degli stessi è parimenti a carico del datore di lavoro; al dipendente, invece, la responsabilità di averne cura e farne uso nel modo più opportuno. Pertanto, qualora non foste in possesso di tecnologie adeguate dovrete farne richiesta al datore di lavoro che è obbligato a fornirvele o a rendere disponibili spazi adatti al remote working, magari con il coinvolgimento delle associazioni dislocate sul territorio.
Per quanto riguarda, infine, le spese che Lei lamenta di aver sostenuto, purtroppo, né la normativa che ha istituito il lavoro agile né quella emanata nel periodo emergenziale dicono qualcosa in merito al costo delle connessioni internet. Considerando, però, che la norma stabilisce la parità di trattamento tra lavoratore agile e dipendente che svolge la prestazione in sede, non sarebbe equo che lo smart worker debba sostenere dei costi aggiuntivi per la connessione web e per il maggior consumo di energia elettrica, che la generalità dei dipendenti non sostiene. Discorso diverso se tutti i dipendenti, come nel periodo in cui ci troviamo, lavorano da casa.
Ci sono alcune PA, tuttavia, che hanno adottato direttive sul punto come ad esempio il Ministero della Giustizia che per il settore di competenza ha previsto con la direttiva 4 MARZO 2020 che i Consumi elettrici, la connessione alla rete Internet, le comunicazioni telefoniche con l’Ufficio o Servizio, sono a carico del lavoratore.
Per quanto riguarda la Vostra situazione Vi consiglio di informarvi se la PA di appartenenza ha previsto qualcosa in merito.
Distinti saluti.