http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-firmato-il-dpcm-22-marzo-2020/14363
Dopo lunga e travagliata negoziazione con le parti sociali, la Montagna ha partorito il Topolino.
Il decreto 22 marzo, infatti, non chiude tutte le attività non essenziali, come si era detto, ma “solo” le attività non escluse.
A parere di chi scrive, tutte le attività sono essenziali, salvo quelle che secondo la valutazione imprenditoriali non siano più economiche.
Ad esempio, è corretto fermare la produzione di autoveicoli o le agenzie di viaggi, ma cui prodest il blocco dei cantieri?
Ipotizziamo un condominio con un ponteggio montato per il rifacimento della facciata, o persone che avevano acquistato una casa e la stanno ristrutturando.
E’ corretto fermare quelle attività solo perché non appartengono alla filiera dei supermercati o dei servizi pubblici essenziali?
E coloro che producono prodotti per l’igiene personale (che pure riforniscono i supermercati), sono inclusi o meno nelle attività essenziali?
Il rischio naturalmente è che da qui a qualche settimana i supermercati rimangano aperti ma solo per i generi alimentari, il che non esattamente ciò che occorre per tranquillizzare l’utenza.
Il messaggio che si dà è anche contraddittorio per i lavoratori: recarsi in fabbrica o in ufficio – da soli e rispettando le misure di contenimento epidemiologico – fa male oppure no?
Se fa male, allora a nessuno dovrebbe essere richiesto di mettere a repentaglio la propria salute.
Se non fa male, a nessuno dovrebbe essere richiesto di mettere a repentaglio il proprio lavoro e – con esso – il futuro della propria famiglia e, a cascata, di tutto il Paese.
Un ultima notazione per gli studi professionali.
Con quale criterio essi sono stati chiusi dall’ordinanza della regione Lombardia (e poi- dopo immaginabili pressioni – esclusi dal decreto governativo) quando in questi giorni commercialisti, consulenti del lavoro e giuristi d’impresa stanno lavorando più del solito ed anche di domenica per gestire la situazione delle aziende che rischiano il tracollo?
Secondo il Governatore Fontana, le richieste di cassa integrazione possono essere inviate in regime di smart working o necessitano di un corredo di programmi informatici, documenti aziendali e cooperazione tra clienti, sindacati ed associazioni datoriali che nessun regime domestico può garantire?
Il panico non è mai buon consigliere, e la criminalizzazione delle attività produttive assomiglia tanto a quelle grida manzoniane che non servirono affatto e limitare la diffusione della peste.
Quello che bisogna garantire è il rispetto assoluto del distanziamento sociale.
A parere di chi scrive, una persona che da sola lavora nel proprio ufficio, al quale si reca da solo con la propria autovettura o che con lo stesso mezzo si reca alla propria casa delle vacanze e persino a prendere un po’ d’aria sulla spiaggia non mette in pericolo né se stessa né gli altri.
A meno che il Governo non pensi che il virus è nell’aria… ma a quel punto dovrebbe vietare per prima cosa di aprire le finestre delle abitazioni in cui ha recluso la popolazione terrorizzata.
In ogni caso, noi professionisti lavoriamo per rispettare e far rispettare ai nostri clienti tutte le norme, anche quelle emesse con forma inedite come il dpcm.
Sperando che da qui a mercoledi il trend dei morti e (soprattutto) dei nuovi contagiati si confermi decrescente, in modo da consentire ulteriori deroghe se non proprio l’abrogazione di tale ulteriore restrizione.