Numerosi sono stati sino ad oggi gli interventi dottrinari (tra cui indegnamente anche del sottoscritto) aventi ad oggetto la applicabilità di vari istituti giuridici a giustificazione dell’inadempimento della parte debitrice, in quanto resa impossibilitata ad adempiere.
Comprensibilmente, gli interventi pubblici sono stati mirati a risolvere la crisi di liquidità dei debitori, che sono stati sostanzialmente invitati a farsi prestare i soldi dalle banche per poter soddisfare i loro creditori.
Senza voler indagare i motivi (per cui sarebbe oggettivamente troppo presto), questo meccanismo ad oggi non funziona, o quanto meno non si è dimostrato rapido nel reimmettere liquidità nel sistema, cosa che sarebbe risultata essenziale in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo.
Per dirla in due parole: la garanzia dello Stato è importante, ma se non vi è un obbligo del sistema bancario ad erogare finanziamenti a tasso calmierato ed in tempi certi e rapidi, l’Economia non riprende a girare.
Mi verrebbe da dire che ci siamo preoccupati di calmierare il prezzo delle mascherine e non ci occupiamo dei tassi che vengono proposti alle imprese per i finanziamenti essenziali alla loro stessa sopravvivenza (prima che alla loro ripresa), e che peraltro lo Stato garantisce, obbligandosi indirettamente a farsi carico anche degli interessi stabiliti unilateralmente dalle banche secondo criteri – e costi – che appaiono datati ed eccessivi.
C’è un attore che è risultato incredibilmente assente in questa tragedia, ossia il creditore.
Stiamo parlando dei locatori degli immobili ad uso commerciale chiusi da mesi e che verosimilmente non stanno ricevendo il canone e/o vedono chiedersi una moratoria se non la riduzione o cancellazione del debito. Ci sono anche i fornitori, che non hanno viste assolte le loro obbligazioni da parte dei commercianti e magari avevano fatto fronte agli acquisti per cui si trovano in difficoltà, o diventano debitori insolventi a loro volta.
Tra i creditori (di prestazione lavorativa) ci sono i datori di lavoro, per lo meno quelli seri, che si trovano ad anticipare la cassa integrazione all’INPS (che è in ritardo) o a far fronte alle integrazioni salariali di una contribuzione da fame oppure, e sono tanti, che hanno terminato la cassa integrazione e devono pagare comunque gli stipendi perché i licenziamenti sono “sospesi”.
Creditori sono i professionisti che assistono aziende che non li possono pagare, e sono persino i lavoratori che non ricevono lo stipendio da datori di lavoro che li hanno costretti a lavorare e che ora non hanno le risorse per pagare.
Che facciamo con i creditori?
Occorrerebbe imporre alle Banche di accettare la cessione del credito in modo da tenere conto delle difficoltà di chi da un momento all’altro si ritrova privo dei mezzi di sussistenza.
O davvero pensiamo che il Paese è formato da poveri debitori e da ricchi creditori, chiamati cristianamente a “rimettere i debiti ai loro debitori”?
Il problema della macchina economica ferma, a mio giudizio, va analizzato a tutto tondo ed in questo momento i soldi (per il tramite della BCE) possono uscire fisicamente da un solo rubinetto, che è quello del sistema bancario.
In conclusione, a parere di chi scrive il legislatore non ha adottato misure sufficienti affichè:
– il sistema bancario eroghi effettivamente le somme necessarie a tutti coloro che ne hanno bisogno;
– il sistema bancario eroghi il denaro in tempi brevi;
– i prestiti abbiano un prezzo calmierato;
– dei finanziamenti beneficino anche i creditori, obbligando le banche a farsi cedere i crediti che risultino documentalmente provati ed altrimenti inesigibili nel breve periodo;
– le banche finanzino anche i datori di lavoro adempienti, ossia quelli che anticipano la cassa integrazione o la integrano, e maggiormente quelli che – esaurite le 9 settimane di cassa e non potendo licenziare – si fanno carico di pagare stipendi per prestazioni lavorative di cui per factum principis non possono fruire.
Avv. Sandro Campilongo