La vicenda – seguita dal nostro Studio – ha oggi ampio rilievo nei giornali svizzeri ed anche maggiore ne ebbe a suo tempo in Italia, con un servizio de “Le Iene”.
Né la CGIL, né il Ministero del Lavoro vollero farsi carico delle ruberie eseguite da un addetto del patronato svizzero, che trafugò i risparmi di una vita a decine di italiani emigrati all’estero.
Va anche detto che il predetto truffatore – reo confesso – è in carcere in Svizzera ma quei soldi non sono stati ritrovati.
Il risarcimento ai lavoratori fu precluso dalla chiusura del patronato, avente – secondo la CGIL – autonoma personalità giuridica.
La sentenza odierna – che non viene pubblicata per ragioni di privacy del lavoratore artefice della “causa pilota” – riapre la speranza per tutti gli emigrati truffati, anche se finchè la vicenda processuale non sarà chiusa è corretto aggiungere che la questione è ancora controversa in quanto la sentenza è “solo” di primo grado.
Al di là del dato processuale, ci si augura però che finalmente il Sindacato si sieda ad un tavolo con i rappresentanti dei lavoratori, i quali si erano affidati alla CGIL con piena fiducia e che si sono sentiti prima traditi e poi abbandonati.
Avv. Sandro Campilongo